Una vacanza immersa nella pittura, nell’arte, nella bellezza della natura. Quest’anno il palcoscenico del mio workshop di disegno è stato vicino a La Salle. E le montagne sono state le mie “modelle” per una settimana, o forse più…
Una vacanza-lavoro
Ogni anno, con Anna Bocchi, del laboratorio Sincrasi, e altri colleghi artisti “per passione”, trascorro una settimana di full immersion in un paesaggio italiano: di solito mare, ma anche colline e montagne fanno da soggetto ai miei quadri. Pittura “en plein air” (più che altro schizzi) che vengono poi rivisti o completati nel pomeriggio in un ambiente più comodo che funge da studio.
Il rischio cartolina
Rocce, terra, cielo sono da sempre gli elementi preferiti dei miei lavori, ma le Alpi sono un’altra cosa: rocce innevate e alpeggi verde intenso sono un contrasto con cui raramente mi ero già confrontata. Come rappresentare questi paesaggi senza cadere nella rappresentazione stucchevole e troppo… paesaggista (scusate il gioco di parole)? Come far emergere la poesia dietro la “cartolina”? Mi ero preparata guardando i quadri di altri artisti. Quelli che riuscivano a staccarsi dalla realtà quel tanto che bastava per “guardare dentro la montagna”.
“Lavorare per terra, usare gli spruzzi di colore, uscire dal convenzionale mi aiutano a entrare meglio dentro il paesaggio”.
Guardare dentro la montagna
Guardare dentro il paesaggio, trasformare rocce, alberi, prati, cielo, acqua in soggetti che vanno oltre la loro rappresentazione naturale, oltre ciò che si vede. Non semplice. Le carte che avevo preparato (bustine del tè e altre carte da riciclo) mi hanno aiutato, come sempre, nel lavoro di semplificazione. E poi grafiti, acrilici, inchiostri… insomma le mie tecniche miste d’elezione per dare spessore dove occorre, oppure trasparenze, perché il paesaggio montano non è fatto di sole rocce.
Il (brutto) tempo aiuta
Non è stata una settimana di montagne piene di sole, di prati verde intenso, di cieli azzurri, di contrasti intensi tra luci e ombre. D’altronde in montagna i cambiamenti climatici sono estemporanei ed è anche questo il bello: i profili delle cime cambiano con il passare delle nuvole, la pioggia battente confonde le visioni e, almeno per me, favorisce uno sguardo meno nitido, ma più profondo. In pratica, vedere meno bene le forme, mi aiuta a capire meglio ciò che davvero voglio rappresentare. Quindi, in questo caso, dico viva le nuvole, viva i temporali!
“La settimana è passata, ma il tema delle montagne no. Ora, anzi, inizia il lavoro vero, quello in studio, che parte dal ricordo, che viene però mediato dalla mia vita quotidiana”.