Non è una domanda a doppio senso, riguarda la potenza e la bellezza di un’opera grande rispetto a una media o piccola o, addirittura, una miniatura. Oggi, poi, quando un quadro è in mostra online, magari sui social, ha ancora un senso confrontarsi con le sue dimensioni?
D’altra parte, da quando mi dedico a tempo pieno alla pittura, è nata in me l’esigenza di confrontarmi con spazi più ampi rispetto al passato. Volevo capire che effetto faceva la mia arte, il mio modo di interpretare la pittura con le tele di misure importanti. È sorto un primo quesito: tela, carta o legno? Io, normalmente, uso molti materiali diversi come base per i miei quadri. E, una volta scelto il tipo di superficie, meglio dipingere con acrilici, inchiostri, collage o mischiare tante tecniche differenti?
Unire varie tele
Così ho deciso, come primo approccio alle ampie dimensioni, di usare un piccolo grande “trucco”. Ho preso sei tele di varie misure e le ho unite. Ne è uscita un’unica superficie pittorica, ma divisibile, con un doppio vantaggio: l’impatto senza dubbio potente del grande formato con la profondità emotiva delle immagini più piccole. Non sono la prima artista, ovviamente, a fare questa scelta. Un esempio su tutti David Hockney, che ha dipinto alcune campagne inglesi in questo modo.
Il paesaggio tra terra e acqua
Il tema che mi ha ispirato è, ancora una volta, il paesaggio appena fuori la metropoli in cui vivo. Terra brulla (era ancora inverno quando ho lavorato a questo quadro) e acqua. I colori sono quelli della stagione fredda e del nord Italia. Per questo ho deciso di dipingere su una base scura e ho coperto di nero le tele unite tra loro. Difficilmente disegno prima di dipingere, quindi sono partita direttamente con i colori del paesaggio. I materiali sono quasi esclusivamente acrilici, ma stesi con tanti strumenti diversi: pennelli, spatole, spugne, spruzzi d’acqua… Non è stata un’impresa semplice. Bisogna confrontarsi tra ciò che si vede da vicino e l’immagine (grande) vista da lontano.
Anche piccolo è bello
Questo post è nato perché volevo mostrare come è nato “Là dove scorre il blu”, il mio primo quadro di grandi dimensioni. Ma quando osservo le singole tele, mi pare che ciascuna nel suo “piccolo” abbia una vita propria, ancora più vibrante che nella sua interezza. Quindi, per dare una risposta al quesito che mi sono posta all’inizio di questo scritto, mi sento di dire che la potenza di un quadro non dipende dalle dimensioni. La Primavera di Botticelli sarebbe un capolavoro anche se in formato ridotto. E anche gli spazi di colore delle opere di Mark Rothko, generalmente molto grandi, catturano ed emozionano l’osservatore persino nelle versioni meno imponenti delle riproduzioni. Oppure i piccolissimi ritratti di Lucian Freud, così intimi e intensi che da soli riempiono una parete! Se si ha la pazienza di andare oltre un primo sguardo si scopre l’immensità anche in un piccolo spazio. Anzi, forse di più!