È proprio vero che se sei nata e vivi a Milano sei condannata a una vita a tinte grigie? Io non lo penso. A parte il fatto che lo stesso grigio è così ricco di sfumature, che non c’è proprio da annoiarsi: quello chiaro del cielo nelle giornate coperte e un po’ nebbiose e quello più scuro delle strade e dei marciapiedi, quello caldo che vira al tortora degli stucchi sulle facciate di alcune case antiche e quello freddo dell’acciaio dei nuovissimi grattacieli.
E proprio questi ultimi, soprattutto se li si osserva in alcune ore del giorno, cambiano tonalità rispecchiando i rossi, gli arancio, i rosa, i gialli dei tramonti che, soprattutto d’inverno, diventano infuocati. Alla faccia della mancanza di colori, guardate Tramonto metropolitano, i colori sono piuttosto realistici! Quante volte mi sono incantata davanti a questi spettacoli, quante volte li ho fotografati e qualche volta dipinti. Skyline ne è un esempio, ma anche Alba a Milano, che rappresenta una via del centro della mia città in un mattino qualsiasi, quando le luminarie delle feste appena passate non sono ancora state tolte e occhieggiano un po’ tristi dall’alto delle strade… Anche qui è il cielo a farla da padrone, pieno di vita, di energia e di atmosfera.
Ma torniamo sulla terra. Avete mai sentito parlare del giallo Milano? Sì, quello dello zafferano nel piatto più famoso della città, che poi si ritrova sulle facciate di molte case, soprattutto quelle di ringhiera. È anche detto giallo Maria Teresa (per ragioni storiche che qui poco importano) ed è il vero colore di Milano. Altro che grigio! Il suo tono ocra serviva proprio a coprire lo sporco dell’intonaco dato dalla fuliggine dei camini. Quando la scorsa primavera e, poi, in autunno, siamo rimasti chiusi in casa ho dipinto quello che vedevo dalla finestra, il mio cortile e… guardate quanto giallo in Corte a Milano, primavera e Corte a Milano, neve! Ma il giallo delle facciate emerge anche in La chiusa di Leonardo, un mio lavoro di qualche tempo fa omaggio a una delle zone più antiche e (un tempo) popolari della città.
A Milano c’è poi il rosso, tanto rosso! Non quello artificiale dei semafori, ovviamente, ma la tonalità più discreta e raffinata del cotto, materiale utilizzato, soprattutto nel diaciannovesimo secolo, per le facciate di molte chiese ed edifici pubblici. Subito dopo l’unità d’Italia, infatti, usare la “terraglia” era per gli architetti dell’epoca un modo per promuovere le antiche tradizioni lombarde, simbolo della liberazione dagli austriaci.
Insomma, siamo talmente circondati dai colori, che non li si vede più, soprattutto se si vive in città! Ma il colore è anche una sensazione soggettiva e cerebrale determinata da un pensiero cosciente, dettato dalla volontà, che ci permette non solo di vedere il giallo, il rosso, il verde, il blu ma anche le loro molteplici sfumature, dove a uno sguardo poco attento si nota solo una massa informe di grigio.